Cambio al vertice per il Consorzio Nocciola Piemonte Igp, al timone Lorenzo Traversa: “Non siamo conosciuti a dovere”
Avvicendamento alla presidenza dell’ente di tutela e valorizzazione: “Rappresentiamo un settore sicuro e di eccellenza, lavoreremo sulla promozione”
orenzo Traversa, produttore corilicolo di Serravalle Langhe, è il nuovo presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione Nocciola Piemonte Igp, e ha già le idee chiare sul futuro del settore e sui prossimi passi.
Quali sono le priorità?
“Il Consorzio ha come scopi la tutela, promozione, informazione e valorizzazione della Nocciola Piemonte Igp al consumatore. Noi rappresentiamo un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, ma in questo momento la sua produzione non è adeguatamente valorizzata a livello economico: c’è troppa offerta rispetto alla domanda, ma assistiamo comunque a una crescita del mercato”.
In che modo potete intervenire?
“Il Consorzio, oltre ai compiti di tutela e di controllo su tutte le fasi della produzione, etichettatura compresa, dovrà occuparsi della promozione del prodotto. Noi dobbiamo far crescere l’interesse nel consumatore. In Piemonte abbiamo un’eccellenza e pochi lo sanno. Una tendenza che è stata dimostrata anche da un convegno a cui ho partecipato all’Università La Sapienza di Roma, frutto di uno studio di due anni”.
Cosa è emerso?
“Il consumatore non è abituato a conoscere le differenze tra un tipo di nocciola e un altro, bisogna informarlo e sensibilizzarlo. Ne approfitto per lanciare un appello…”.
Prego.
“Quando avete bisogno di una nocciola scegliete quella Piemonte Igp: avrete il massimo della qualità, dal punto di vista organolettico. E la sua certificazione ne permette la tracciabilità grazie al passaggio attraverso i vari enti abilitati. Noi sappiamo, quindi, la provenienza delle nocciole e c’è più controllo”.
All’estero non è così?
“In alcuni Stati ci sono leggi meno severe per quanto riguarda l’uso degli agrofarmaci e vengono usate molecole che da noi sono bandite da 15 anni. E un altro tema importantissimo è legato all’aflatossina, una sostanza che si crea a causa di un’infezione da fungo nel frutto e deriva dalla cattiva gestione della raccolta e dell’essicazione. Noi da questo punto di vista siamo più avanti e i livelli di aflatossina sono considerevolmente più bassi”.
Ci sono altri ambiti in cui volete intervenire?
“Abbiamo la possibilità di modificare il disciplinare e vorremmo ridurre il quantitativo a ettaro di produzione, per quanto il Ministero ci consentirà: oggi 35 quintali sono troppi. Cercheremo poi di inserire dei parametri che possano distinguere la nostra varietà Igp dalle altre“.
Sulla stagione si può già dire qualcosa?
“Quest’anno siamo molto in ritardo, ci sono delle situazioni contrastanti che variano da zona a zona, con nocciole molto piccole, ma parlare di dati sulla produzione, ora, mi sembra un azzardo e non me la sento“.
Da cosa si riparte per il futuro della nocciola Igp?
“Dalle aziende locali piemontesi, di ogni grandezza, che hanno creduto nel marchio e lo hanno portato in giro per il mondo. Dobbiamo fare loro un plauso, tutelarle e fornire i servizi che ci competono. Queste imprese sono state le vere paladine del successo della nocciola Piemonte Igp grazie alla loro capacità di credere nei marchi: Nocciola Piemonte Igp, Nocciola Piemonte Igp delle Langhe, e poi la massima certificazione, ovvero la Nocciola Piemonte Igp delle Langhe Bio. Ci sono ancora molti spazi di crescita, ma un grande lavoro è già stato fatto”.
Articolo di Daniele Vaira